Età
1334-1359
Progettisti
Arnolfo di Cambio, Giotto di Bondone, Andrea Pisano, Francesco Talenti
Il Campanile di Giotto, situato in Piazza del Duomo, rappresenta la più chiara testimonianza dell’architettura gotica fiorentina del Trecento. Le sue fondamenta furono scavate attorno al 1298, quando capomastro era Arnolfo di Cambio. La sua edificazione fu iniziata nel 1334 da Giotto che riuscì a veder realizzato, prima della sua morte (1337), solo il basamento del campanile con il grandioso ciclo figurativo che lo adorna, fino all’altezza delle formelle esagonali. Il lavoro fu poi continuato da Andrea Pisano che ne completò i primi due piani con l’aiuto di Luca della Robbia e Alberto Arnoldi che parteciparono alle decorazioni esterne. Nel secondo ripiano Andrea Pisano sostituì ai bassorilievi sedici nicchie destinate a contenere figure di Re e di Sibille e statue di Patriarchi e di Profeti, quest’ultime eseguite successivamente anche da Nanni di Banco e Donatello. Gli originali di tutte le sculture, per motivi conservativi, si trovano al Museo dell’Opera del Duomo. Dal 1348 al 1350 i lavori furono interrotti e finalmente portati a termine nel 1359, dopo gli anni terribili della peste nera, ad opera di Francesco Talenti. Questi realizzò i finestroni dei livelli alti, che resero l’edificio elegantemente gotico pur mantenendo l’impostazione classica dell’insieme e la terrazza panoramica, a cui si accede attraverso circa 400 scalini, che fa da tetto al campanile e sostituì la terminazione a cuspide piramidale prevista nel progetto di Giotto. Il campanile, alto circa 85 metri, ospita dodici campane, di cui le cinque più antiche non vengono più usate, mentre le altre sette vengono utilizzate per il servizio liturgico.
Il campanile è rivestito da materiale lapideo dalla tipica tricromia, ovvero, il bianco del Marmo Apuano, il rosso del Calcare Marnoso Rosso e del Calcare Rosso Ammonitico, e il verde della Serpentinite. Le sculture che occupano le sedici nicchie sono realizzate in Marmo Apuano.